
🎬 SCHEDA
TITOLO ORIGINALE
The Cloverfield Paradox
PRODUZIONE
J.J. Abrams, Lindsey Weber
REGIA
Julius Onah
SCENEGGIATURA
Oren Uziel
STORIA
Oren Uziel, Doug Jung
CAST
Gugu Mbatha-Raw, David Oyelowo, Daniel Brühl, John Ortiz, Chris O’Dowd, Aksel Hennie, Ziyi Zhang, Elizabeth Debicki, Roger Davies, Clover Nee
COLONNA SONORA
Bear McCreary
FOTOGRAFIA
Dan Mindel
MONTAGGIO
Alan Baumgarten, Matt Evans, Rebecca Valente
SCENOGRAFIA
Amelia Brooke, Doug J. Meerdink, Amanda Moss Serino, Kellie Jo Tinney
COSTUMI
Colleen Atwood
🖋️ Recensione
Sulla Terra è in atto una crisi energetica senza precedenti. Ava Hamilton fa parte di un team di ingegneri, tecnici e scienziati che partecipa a una missione spaziale atta a salvare il pianeta: un’occasione di redenzione per se stessa e l’umanità. Ma la missione dura più del previsto. L’equipaggio multietnico della stazione di ricerca Cloverfield si impegna strenuamente per rendere funzionante l’acceleratore di particelle Shepard: una fonte illimitata di energia. Durante un esperimento, l’acceleratore “impazzisce” e la Cloverfield è catapultata in un’altra dimensione, dove le leggi della fisica non seguono più regole conosciute. L’equipaggio è posto di fronte a stranezze e pericoli che hanno dell’inverosimile mentre cerca un modo di tornare a casa; parallelamente sulla Terra, Michael, marito di Ava, cerca rifugio dall’apocalisse scatenata in seguito alla sparizione della Cloverfield.
Il terzo tassello dell’“universo abramsiano” e il più difficile da assimilare. L’atmosfera è affascinante e ricorda Punto di non ritorno, Alien e il più recente Life – Non oltrepassare il limite; tuttavia, nella distesa cosmica di citazioni, The Cloverfield Paradox non trova una sua identità, complice l’anonima regia di Julius Onah e i diversi buchi (neri) che affliggono la sceneggiatura scritta da Oren Uziel. I personaggi sono abbandonati a loro stessi, semplicemente abbozzati; le loro reazioni sono incomprensibili di fronte alle stravaganze fisiche (al limite del ridicolo) che, seppur congeniali, mancano della giustificazione del perché avvengano, da ricercare in una pregressa conoscenza dei complessi meccanismi (cinematografici) innescati quando entrano in gioco il tempo, le dimensioni e i paradossi.
Se l’obiettivo dell’esperimento mediatico tentato con Cloverfield è di mostrare un classico monster movie in prima persona, intimo e terrorizzante, e con 10 Cloverfield Lane suscitare l’angoscia di essere imprigionati, impotenti, chiusi a chiave in un stanza da un mostro con il dubbio se il mondo sia sotto attacco, con The Cloverfield Paradox è comprendere (invano), attraverso contorti escamotage narrativi (che pongono ulteriori quesiti) l’origine del disastro attraverso gli occhi di sfortunati astronauti che hanno l’ingrato compito di salvare l’umanità e loro stessi. Senza successo.